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Giuseppe Daglia : un velocista Due giri d’ Italia, una serie infinita di successi e piazzamenti, un ottimo velocista da dilettante e un prezioso gregario tra i professionisti. Iniziò a correre a livello agonistico nel 1956, tesserato nel Pedale Godiaschese esordienti, dove poi correranno altri nomi noti come Carletto Chiappano, Vincenzo Busi, Armando Marchetti per citarne alcuni.
Nel 1958 passò negli allievi. Prese parte a 35 corse conquistando tre primi posti (Pregnana, Monza e Pavia), sette secondi e tre terzi.Sempre nel 1958 partecipò al campionato italiano allievi e nel 1959 passò dilettante juniores. Il 23 agosto 1959 passò da dilettante juniores a senior.Prese parte a 39 corse ottenendo un primo posto, quattro secondi e due terzi.Il 1960 fu un anno da incorniciare con 58 corse fatte,ottenendo otto primi posti, quattro secondi e cinque terzi.Nel 1961 l’ esplosione con undici primi posti, otto secondi e due terzi.Nel 1963 passò alla Società G.S. Cogliati-Manzoni di Abbiategrasso, e ottenne dieci primi posti, un secondo e sette terzi. Fu il momento della svolta.Nel 1964 passò professionista ed entrò nei ranghi della Legnano.Partecipò ad un giro di Sardegna, a un giro del Piemonte, alla Milano-Sanremo, al giro della Campania e al giro della Calabria.Nel 1964 e 1965, gli anni del francese Anquentil, si cimentò in due giri d’ Italia e conobbe il duro lavoro del gregario.Non aveva mai potuto far valere le sue doti di velocista, sacrificato com’era alle esigenze della squadra.Nonostante tutto, ottenne un piazzamento nella tappa S. Margherita Ligure – Alessandria dove arrivò nono. In quell’ occasione, dove corse davanti ai suoi concittadini, affrontò la salita del Penice da Bobbio scendendo poi a Varzi per deviare nel tortonese e in pochi erano riusciti a stargli davanti e tenere il suo ritmo.Sempre al giro ottenne un quarto posto in una tappa che si concluse a Torino e altri piazzamenti entro il decimo.
Poi dopo la carriera di professionista nel mondo del ciclismo e dopo alcuni anni di distacco, vista la passione, cercò sempre di stare vicino alle due ruote seguendo come D.S. la squadra locale di ciclismo di Varzi. Fu tesserato anche nel club degli ex ciclisti azzurri professionisti di Roma e non mancò mai di seguire tutte le gare di ciclismo, da quelle locali a quelle più importanti. Fino a quando in quella mattina del 17 giugno 2003, durante una sua uscita di allenamento, come ormai faceva da molti anni, in quella strada che aveva fatto migliaia di volte, purtroppo, trovò la morte causata da un malore.
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Copertina del libro scrittodal figlio Giovanni |